Sulla perdita: il nostro Carlo


Gita in Ciociaria, novembre 2009, io e Carlo.



























 Maledetto febbraio 2014. La notte tra il 17 e il 18, Carlo Macro, per me un fratello, è stato barbaramente assassinato al Gianicolo, a Roma, in pieno centro, senza un perché. Non voglio stare qui a parlare dei dettagli e delle implicazioni di questa tragedia, non voglio fare politica sul mio dolore. Voglio parlare della perdita. Voglio provare a scrivere di cosa si prova a perdere il proprio migliore amico e cosa si può e si deve fare per andare avanti. 
 Per me Carlo Macro significava moltissimo. Eravamo ciascuno il contrappeso esistenziale dell'altro. Lui discreto, timido, riservato, io esuberante, ciarliero, casinista. Io ero l'apriscatole della sua timidezza, con me si apriva, si confidava, specie negli ultimi tempi, lui che di solito parlava pochissimo, ma mai a caso. Gli davo sicurezza. Allo stesso tempo io trovavo in lui la certezza dell'affidabilità, una disponibilità illimitata espressa, cosa rara nel mondo attuale, coi fatti e non con le parole. Carlo mi ha dato e insegnato tanto.

Berlin, Alte Nationalgalerie, novembre 2011.



































 Era la persona in assoluto più presente nella mia vita: la sua casa è a soli 100 metri dalla mia; e le nostre routine quotidiane erano profondamente intrecciate. Recentemente sono tornato a Roma per un po', dopo aver vissuto due anni e mezzo a Berlino, e avevamo ripreso le nostre piacevoli consuetudini di monticiani, che erano piacevoli certezze. La mia telefonata, o la sua, arrivavano puntuali quasi tutti i giorni: "Si mangia da te o si mangia da me stasera? Cucini tu o cucino io? Quale amica invitiamo?



Maggio 2013. Alba ai fori con Carlo, tre ore dopo avevo l'aereo che mi portava in Indocina per Pechino Express. Lui era là a sostenermi.



 Lo porti tu il vino (non era mai una bottiglia cheap, con Carlo solo grandi vini trentini e altoatesini). L'altro ieri sera per la prima volta da quando Carlo non c'è più ho cenato da solo e mi sono fatto da mangiare: è stato un momento durissimo.
 La sera prima di andarsene era a casa mia con altri 5 amici, aveva cucinato lui: spaghetti alla siciliana con alici, pan grattato e arance a pezzi, una genialata.
 Ci divideva solo la fede calcistica, io romanista, lui lazialissimo. Ci scherzavamo sopra. Per il resto condividevamo quasi tutto.

Flughafen Tempelhof, Berlin, novembre 2011



























 Ci siamo conosciuti nel settembre del 1991, il primo giorno di prima media, al Viscontino. Lui era magro, minuto, basso per la sua età (col tempo divenne un marcantonio). Era di una timidezza incredibile. Ricordo che, un giorno di prima media, mio padre ci venne a prendere a scuola in macchina e ci portò negli studi di Telemontecarlo, dove mia madre conduceva "Festa di compleanno". Carletto era talmente terrorizzato dalle vallette che si nascondeva sotto i tavoli. Io esattamente il contrario: avevo 11 anni ma me le sarei fatte tutte.
 All'epoca aveva difficoltà a parlare, le telefonate con lui erano una agonia (col tempo le sue performance telefoniche erano migliorate, ma manco troppo). Col passare degl'anni mi son reso conto del grande valore dei suoi silenzi. Carlo parlava coi fatti. Ma non crediate fosse solo un taciturno: quando qualcosa lo appassionava, era capace di grandi slanci verbali e sentimentali. Diceva sempre quello che pensava ed era incapace di mentire.

Hot stuff, Turchia, 2002.




































 Con queste poche righe spero di avervi dato la misura di quello che io e tutti gli amici di Carlo abbiamo perso: cosa si può fare?
 A chi lo vedeva poco pur essendogli affezionato, o a chi  magari crede di avergli fatto un torto dico: non tormentatevi, quello che è successo non dipende da voi, avete avuto la fortuna di essere parte della sua vita e gli avete dato tanto; e lui a voi. La lezione che possiamo trarre da questa sciagura è che il tempo a disposizione per noi non è illimitato, e che dobbiamo usarlo al meglio, per volerci bene.
 Per quanto mi riguarda, pur rispettandola, non ho mai avuto né mai avrò il conforto della fede. Per me oltre la vita non c'è nulla. Carlo per me non c'è più, non lo rivedrò in un altro mondo,  ma vive dentro di me e dentro di voi.
 Io e Carlo condividevamo le stesse ansie e le stesse paure verso la vita e verso il futuro incerto della nostra generazione. Quello che posso fare adesso è impegnarmi al massimo e vincere, anche in nome tuo. Sarai sempre con me fratello mio.

1993, a casa mia, Carlo, il timido, dietro tutti noi.


0 commenti:

Posta un commento

 

Flickr Photostream

Twitter Updates

Meet The Author