Il lupo è tra noi, il lupo siamo noi





Oggi voglio scrivere di un mio grande interesse che da poco più di un anno si è trasformato nel mio hobby principale, un hobby sano, che mi tiene in forma e che mi libera dalle tossine della vita cittadina.
 Tutto ha avuto inizio durante l'infanzia, con Cappuccetto Rosso: chi di noi non ricorda il senso di paura misto ad orrore per la sorte della povera nonnina e della bambina ingenua finite nello stomaco di un animale vorace, violento e infingardo? Ricordo che fui marcato a fuoco da quella storia e ogni volta che da bambino tiravo la catena fuggivo terrorizzato dal bagno, convinto che se non fossi uscito dalla toilette prima che il vortice dello sciaquone si esaurisse, sarei stato divorato da un lupo enorme arrivato da chissà dove. Il carico ce lo aggiungeva mio padre, parlandomi di rigidi inverni abruzzesi e veneti, di lupi famelici scesi dalle montagne e di eroici cani da pastore abbruzzesi . A passo Godi effettivamente, ancora si parla di questo Ringo, morto da 20 anni, che pare tenesse testa a lupi e orsi, scene degne del film di Giuseppe de Sanctis "Uomini e Lupi" (1957) che evidentemente aveva marchiato a fuoco anche lui. Quando mio padre ritenne fossi abbastanza grande (avrò avuto 5 anni) mi mostrò un coltello da caccia con cui a suo dire aveva ammazzato un lupo che era penetrato nella recinzione di casa a Cerro Veronese. Una settimana dopo i miei furono convocati dalla preside della scuola Montessori: il corpo insegnante era allarmato da quel bambino un po' mitomane che raccontava storie incredibili ai compagni di classe. Io ovviamente, credevo ciecamente a mio padre e dopo tutti questi anni, gli sono molto grato: con le sue saghe voleva solo stimolare la mia fantasia ed è solo grazie a lui e alle moltissime ore passate in mezzo alla natura insieme che ora sono qui a scrivere questo post. Da quell'imprinting "violento", direi che ho seguito una parabola "esemplare": appena giunto all'età della ragione, intorno ai 10 anni grossomodo, iniziai a documentarmi maggiormente, superai le paure infantili e cominciai a capirne un po' di più.  Ero al livello intermedio del mio "viaggio": il lupo poteva diventare un interessante argomento di conversazione su cui sapevo un tantino di più della media delle persone, frequentando spesso l'Abruzzo e la mia Lessinia, da dove i lupi erano scomparsi dalla fine dell'800. Al tempo stesso, si era nella prima metà degli anni '90, leggevo ogni tanto della spettacolare espansione, tutt'ora in atto, del canis lupus italicus sul territorio italiano. Alla fine degli anni '70 la specie era ridotta a un centinaio di unità stanziate sulle vette più impervie dell'Appennino. Grazie allo spopolamento delle montagne e dei coltivi, e a una politica protezionista abbastanza decisa, oggi il lupo è distribuito uniformemente sulla dorsale appenninica, sulle colline del centro-Italia (anche vicino al mare), sulle Alpi occidentali, e sta lentamente colonizzando le Alpi orientali. Circa tre anni fa il semplice interesse si tramutò in passione, e sentii improvvisamente il bisogno di saperne di più. Scandagliavo google una volta la settimana, alla ricerca di notizie, ebooks eccetera. Poi avvennero due fatti che mi spacciarono per sempre: a inizio 2012, dopo un incredibile viaggio, i lupi tornarono in Lessinia, la mia terra d'origine; e nello stesso periodo scoprii questo forum online. Su questo forum scrivono appassionati ed esperti che postano video "casalinghi" di lupi e altra fauna selvatica, realizzati con l'ausilio di video fototrappole, macchinette dotate di sensori termici e di movimento, che, opportunatamente piazzate su alberi, filmano e fotografano qualunque cosa passi nel raggio di azione del loro obiettivo. Era tutto nuovo e affascinante per me, ed ero piuttosto impressionato dalla abilità degli utenti del forum: gente capace di riconoscere da tutta una serie di indizi le piste di lupo. Per me era roba da fantascienza o da indiani apaches. Ritenevo praticamente impossibile riuscire a passare dall'interesse alla pratica sul campo.
 Da circa 5 anni la mia famiglia possiede una casetta sul preappennino laziale, a poche decine di chilometri da Roma. Essendo io fondamentalmente un tipo da bar, ho stretto subito amicizia col barista del paesino più vicino a casa nostra. Spesso lui mi parlava della presenza stabile di lupi in zona. A me la cosa sembrava alquanto inverosimile: liquidai tutta la faccenda alla voce chiacchiere da bar, ma quatto quatto iniziai a esplorare molto saltuariamente i sentieri nei dintorni e ad acquisire una minima conoscenza del territorio, peraltro bellissimo. Ne parlai a marzo 2013 al mio compianto e indimenticabile amico Carlo Macro . In modo del tutto fortuito, dopo una serie di furtarelli nel suo albergo di Pescasseroli, Carlo aveva acquistato un certo numero di fototrappole per beccare i ladruncoli sul fatto. Mi disse: "Senti sai che c'è? Te ne presto una, così vediamo un po' se sti lupi ci sono o meno!"
 E successe l'incredibile: dopo una  sola notte di piazzamento in una zona piuttosto frequentata da umani "trappolai" i miei primi lupi. Fu una sensazione indescrivibile, nel vero senso della parola. Dopo poche settimane il prestito di quel ragazzo d'oro divenne un regalo. D'allora, quando sto da quelle parti, passo la maggior parte del mio tempo in montagna, da solo, con amici o con la mia compagna, a "caccia" dei miei lupi.

E quando mi trovo a Berlino, appena posso, in compagnia di un amico che fa bellissimi docu-film , esploro le immense foreste nordiche del Brandenburgo, dove da una decina d'anni sono tornati ad aggirarsi i lupi.
Foresta di Luckenwalde, Brandenburgo, estate 2013: il calzino non è una scelta estetica, serve per le zecche...

 Ormai sono definitivamente perduto: passo quasi tutti i week end a zonzo per le montagne, faccio 25 km a piedi a settimana e faccio tentativi di censimento lupini nell'area in compagnia di altri appassionati. Le gambe e i polmoni ne hanno guadagnato ma soprattutto è cambiata la mia sensibilità verso l'ambiente che mi circonda: basta una traccia, un escremento, un odore forte per farmi drizzare le antenne; è un apprendimento e una scoperta continua, tra gratificanti  successi e delusioni cocenti. Ma perché questa passione che mi divora? 
 Credo sia molto semplice, e credo che ognuno di noi, se passasse più tempo fuori dalle città (mi ritengo tuttora un animale metropolitano), oltre a guadagnarne in salute, capirebbe molte cose. Il lupo è tra noi, il lupo è come noi: un animale culturale, che impara dalle esperienze e le trasmette alle nuove generazioni, che vive in gruppi dotati di leaders (maschio e femmina alfa) ma che soprattutto ha avuto un ruolo cruciale e un rapporto di vicinanza strettissimo con la specie umana dalla preistoria a oggi, basti pensare alle tribù di cacciatori paleolitiche, ai Sapiens e ai Neanderthal, gruppi con una struttura sociale affine a quella dei lupi, loro diretti competitori alimentari. L'uomo è sempre stato affascinato e colpito da questi animali. E' un istinto ancestrale e ammetto magari un po' folle quello che mi spinge a cercare di catturare immagini e video lupini, e a cercare di vederli dal vivo (è successo una volta sola ed è stato incredibile ve lo assicuro) ma lo vedo ormai come la prosecuzione di un percorso iniziato in tenerissima età e come un bellissimo hobby che riempie i miei week end. La natura selvaggia è alle porte delle nostre città, basta incamminarsi ed essere curiosi...

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